Siamo al parco: Maria Sole (22 mesi) si avvicina a Marco (29 mesi) e cerca di prendere la palla con cui lui sta giocando. Marco dice "No!!" e non molla la palla che continua a trattenere con forza. Maria Sole allora, si allontana di qualche passo, studia meglio la situazione; poi torna all'attacco e riesce a conquistare la palla, mentre Marco si mette a piangere. A questo punto intervengo io: chiedo a Marco che cosa vuole e lui risponde "Palla"; allora propongo a Maria Sole di restituire la palla a Marco e di giocare insieme. E così iniziamo a lanciare la palla e a giocare insieme.
In situazioni come queste la cosa migliore, secondo me, è dare voce ai bambini stessi e al conflitto in atto, in modo da aiutarli a trovare i mezzi per risolverlo.
Aiutare i bambini a verbalizzare le proprie esperienze e ad ascoltare quelle degli altri può essere un modo per sostenerli nel trovare soluzioni, senza che queste vengano imposte da mamma o papà.
Quante volte mi è capitato di vedere in situazioni analoghe, i genitori che precipitosamente si affrettano a risolvere il conflitto, senza sfruttare l'occasione come momento educativo.
Questo per dire che l'esperienza conflittuale tra bambini fa parte del percorso di crescita; infatti i bambini per relazionarsi hanno bisogno di mettere in campo comportamenti competitivi e cooperativi. Del resto è vero che non esistono bambini "aggressivi" o bambini "socievoli", esistono invece bambini che possono mettere in atto azioni competitive o cooperative in specifici momenti.
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