Evviva! perchè questo significa anche molto più tempo per me, più tempo per dedicarmi alla cucina, più tempo per leggere le mail, più tempo per distrarmi 5 minuti.
Behh si 5 o 10 minuti, non di più. Minuti e secondi preziosi in cui Maria Sole è completamente assorbita dal gioco e nulla la distrae. All'inizio cercavo di non rompere questo straordinario incantesimo, evitando di passarle vicino; poi ho scoperto che la magia del gioco è talmente forte che nulla la può distogliere.
I pedagogisti lo chiamano gioco simbolico e una cosa è certa: va sicuramente incentivato, proponendo situazioni varie e stimolanti e perché no, seguendo le stesse idee e iniziative dei bambini.
Per esempio il nostro primo gioco del far finta è stato quello del trenino: i pupazzi infilati dentro la cesta del bucato (munita di 4 ruote) che Maria Sole trascina a spasso per tutta la casa. Per i nostri "viaggiatori in prima classe" abbiamo ritagliato e colorato i biglietti del treno e una valigia di cartoncino piegata in due e unita con nastrini colorati.
Il gioco si è poi evoluto, perché mi sono decisa a comprare una bellissima batteria di pentole mignon con tanto di presine e mestolo per far finta di cucinare. In realtà per simulare la cucina basterebbe molto meno: un paio di guanti di plastica bucati della mamma per lavare i piatti, delle vecchie presine dai colori vivaci, un bel grembiule ormai in disuso. Per rinnovare l'attrezzatura potrebbe andare bene anche il vecchio servzio di tazzine infrangibili ereditato dalle zie.
La batteria di pentole mignon |
Ma il gioco più divertente è senza dubbio quello di indossare gli accessori miei e di babu: borse, collane e orologi sono gli oggetti preferiti. Come mamma e papà Maria Sole indossa con grande soddisfazione vecchie borse, collane di bigiotteria, cappelli e orologi che diversamente sarebbero finiti dentro la pattumiera!
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